M.M.A. M.O.V.M. Felice Maritano
Agli inizi degli anni settanta una minaccia consistente e pericolosa per la stabilità istituzionale veniva da un nemico interno: il partito armato, ufficialmente costituitosi nel maggio del 1972, quando le Brigate Rosse annunciavano il loro passaggio alla clandestinità. La grave situazione e le lungaggini burocratiche per l’organizzazione di un’azione coordinata a livello centrale fece si che il comando dell’Arma decise di muoversi autonomamente.
L’iniziativa partiva dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, comandante della Prima Brigata carabinieri, che creava un primo nucleo speciale “anti Brigate Rosse” comprendente 9 ufficiali, 22 sottufficiali e 9 militari. Fra di loro il maresciallo maggiore Felice Maritano che fu una delle prime vittime della strenua battaglia condotta dall’Arma nei confronti del terrorismo armato.
Il Maresciallo Maritano, nato a Giaveno (TO) il 15 gennaio 1919 è stato un Carabiniere eroe di guerra nei Balcani prima dell’8 settembre 1943 e della Guerra di Liberazione dopo l’armistizio. Sui Balcani si meritò diverse onorificenze (tra cui la promozione sul campo ad Appuntato ed una Croce al Valor Militare).
Si comportò con valore anche nella Guerra di Liberazione così come in tempo di pace come d mostrano gli encomi che gli furono riconosciuti. Nel 1974, dopo 35 anni di servizio ed all’età di 55 anni, ormai prossimo ad una meritata pensione, venne a sapere che Carlo Alberto Dalla Chiesa stava cercando uomini per il suo Nucleo Speciale Antiterrorismo dei Carabinieri e subito chiede di esservi trasferito; contribuendo alle indagini per la cattura di Renato Curcio e Alberto Franceschini. Il 15 ottobre 1974 nel corso di un appostamento a Robbiano di Mediglia viene individuato il terrorista Roberto Ognibene che accorgendosi della trappola scappa per le scale inseguito dai militari che gli intimo di fermarsi.
Ognibene esplode alcuni colpi di pistola che colpiscono Maritano che, nonostante le gravi ferite, continua l’inseguimento scostando un altro dei carabinieri e rispondendo al fuoco. Ognibene ferito cade al suolo mentre Maritano gli si accascia accanto non prima di aver esortato i due colleghi che sopraggiungono di occuparsi del terrorista e di arrestarlo. Il Maresciallo Maritano muore durante il trasporto in ospedale lasciando la moglie e quattro figli.
Di Lui scriveranno i suoi Superiori diretti che era un sottufficiale di eccezionale statura morale e militare; che aveva elevato il culto del dovere e dell’onore a superiore forma di vita; che era dotato di spiccate qualità professionali, che si era sempre distinto, durante la sua lunga carriera, per la dignità e la consapevolezza con le quali svolgeva il suo silenzioso, tenace lavoro quotidiano, nonché per lo slancio, il coraggio e l’abnegazione che poneva nel portare a termine i numerosissimi incarichi rischiosi e di responsabilità.
Il maresciallo Maritano sapeva farsi apprezzare e benvolere non solo da superiori, colleghi e dipendenti, ma anche dalla popolazione e dalle Autorità, per le sue straordinarie qualità di uomo e di soldato che, accomunate alla giusta fermezza, lo portavano a svolgere nel modo migliore il suo ruolo di comandante di Stazione e ad inserirsi nel tessuto sociale fino a percepirne ed a prevenirne tensioni e fermenti.
Così affermano i suoi superiori: “La sua eletta figura di uomo e di soldato, nel quale si compendiano le migliori virtù del Carabiniere, del cittadino, del padre di famiglia premuroso ed esemplare rende il Maresciallo Maggiore Maritano meritevole di essere incluso nel novero degli Eroi, quale fulgido esempio da imitare.